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4 miti da sfatare sul mercato azionario

Data pubblicazione: 10 luglio 2025

Autore:

Wealthype.ai per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: 4 miti da sfatare sul mercato azionario
  1. Se investissimo in modo razionale, sarebbe tutto più semplice.
  2. Invece esistono falsi miti, bias cognitivi e convinzioni errate che ci ostacolano.
  3. La chiave per investire in azioni è avere obiettivi chiari e un orizzonte temporale ampio.


NON TEMERE I MASSIMI STORICI

Rendimenti medi a 1, 3 e 5 anni dell’S&P 500 dal 1950, investendo sui massimi storici o in tutti gli altri giorni

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Fonte: Factset, Standard & Poor’s, Ritholtz Am - dati al 25 giugno 2025


A volte, negli investimenti e non solo, siamo proprio noi i peggiori nemici di noi stessi. Se riuscissimo a investire in modo disciplinato e senza farci distrarre dalle oscillazioni di breve termine – e da tutta una serie di altre convinzioni errate e di bias comportamentali che ci ostacolano – probabilmente riusciremmo a ottenere rendimenti decisamente superiori rispetto a quelli che un investitore, mediamente, ottiene dai suoi risparmi.


Invece, la nostra mente spesso ci gioca brutti scherzi. Entrano in campo scorciatoie cognitive che ci aiutano a prendere decisioni sicuramente più rapide, ma non necessariamente migliori. Oppure agiamo “di pancia”, sull’onda del nostro intuito, un altro pessimo consigliere quando si tratta di investire mantenendo i nervi saldi. Ma procediamo con ordine, e vediamo alcune delle convinzioni errate sul mercato azionario che ci fanno deragliare dalla “retta via” quando investiamo.


“Quando i mercati viaggiano sui massimi, significa che stanno per crollare. Ed è meglio vendere”


Quando un indice tocca nuovi massimi, viene naturale chiedersi quanto spazio ci sia ancora per salire, se le valutazioni non siano troppo alte, o la concentrazione del mercato eccessiva. Eppure, molto spesso, quello che succede dopo aver toccato i massimi è che il mercato segna nuovi massimi. Insomma, anche in questo caso vendere al raggiungimento di un livello record, sull’onda di una “sensazione”, potrebbe farci perdere ulteriori guadagni. La verità è che è praticamente impossibile prevedere quando si sta per verificare una correzione e quanto durerà: anche se si riuscisse a uscire poco prima del calo, poi sarebbe molto difficile azzeccare il momento giusto per rientrare, rischiando di perdersi il rimbalzo.


“Non è il momento giusto per investire: meglio aspettare una fase più favorevole”


Nel corso degli ultimi decenni, il periodo medio di detenzione delle azioni è progressivamente diminuito, una tendenza che è frutto di cambiamenti strutturali, tecnologici e comportamentali nel mercato finanziario.


  1. In parte, l’avvento di algoritmi e piattaforme elettroniche ha reso possibile eseguire migliaia di operazioni al secondo.
  2. Parallelamente, con l’eliminazione delle commissioni fisse (avvenuto nel 1975 negli USA) e l’arrivo dei broker online, i costi di transazione sono crollati, e ciò ha incentivato i piccoli investitori a fare trading più frequentemente, anziché detenere i titoli per un più congruo periodo di tempo.



Ma ci sono anche fattori comportamentali che hanno influito sull’accorciamento dell’orizzonte temporale: in un mondo che è sempre di corsa, dove gli utenti sono abituati a ottenere “tutto e subito” in pochi click, sono aumentate l’impazienza e la ricerca di guadagni immediati. Anche il contesto globale non aiuta: crisi frequenti, volatilità e accesso costante alle notizie rendono difficile restare investiti a lungo.

Insomma, la riduzione del cosiddetto “holding period” (il periodo di detenzione di un titolo, di un fondo, di un portafoglio) è un riflesso della velocità del mondo finanziario moderno: più dati, più strumenti, meno costi, ma anche molta meno pazienza.


LA DURATA MEDIA DELL’INVESTIMENTO AZIONARIO SI È RIDOTTA NEGLI ANNI

Dagli 8 anni del 1960 ai 6 mesi del 2020 (dati in anni, relativi al mercato Usa)

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Fonte: Brian Feroldi/Trahan Macro Research


Eppure, sappiamo che in realtà il tempo è un grande alleato degli investitori azionari. Quando investiamo è proprio il tempo, non il “timing”, ciò che conta. Vendere un titolo in calo sull’onda della paura serve solo a monetizzare le perdite, specialmente se si tratta di un’azienda con fondamentali solidi. Se si investe con un’ottica di lungo periodo, non esiste un momento giusto o sbagliato per entrare nel mercato. Ci sarà sempre una ragione per comprare o per vendere, ma restare fedeli al proprio piano di investimento è quello che permette davvero alla ricchezza di crescere.


PIÙ TEMPO RESTI INVESTITO, PIÙ HAI PROBABILITÀ DI OTTENERE RENDIMENTI POSITIVI

Quanto spesso l’S&P 500 è cresciuto investendo per diversi periodi

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Fonte: Factset, Standard & Poor’s


Come mostra il grafico qui sopra, storicamente le probabilità di ottenere rendimenti positivi aumentano con il crescere del tempo in cui si resta investiti. Va da sé che più si resta investiti, più cresce anche il rischio di incappare in una fase di mercato Orso” e di dover stringere i denti in attesa del rimbalzo. È il mercato azionario, bellezza.


Investire nel mercato “domestico” fa rima con sicurezza?


Qui entra in gioco una distorsione cognitiva famosa nella finanza comportamentale: il cosiddetto home bias. Investire in aziende del nostro Paese – che magari abbiamo sentito nominare o che vendono prodotti o servizi che usiamo quotidianamente – ci fa sentire più “protetti”, come se le “conoscessimo meglio” e questo fosse in qualche modo garanzia di sicurezza. Naturalmente, è un’illusione: quello che conta è la solidità dei fondamentali di un’azienda.

Investire esclusivamente in titoli domestici, poi, è un errore perché ci espone al rischio Paese di quel determinato mercato. Diversificare gli investimenti anche a livello geografico significa poter bilanciare meglio i rischi.


“Investire in azioni va bene solo per gli speculatori”


In realtà, l’investimento azionario potrebbe essere adatto a gran parte degli investitori – ovviamente con le dovute differenze a seconda dell’età, della propensione al rischio e degli obiettivi individuali. È vero che l’andamento dei mercati è spesso imprevedibile, ma questo non vuol certo dire che investire sia una roulette. Quando si gioca, tutto si basa sulla fortuna; se si segue un piano di investimento disciplinato, invece, la strategia per valorizzare i propri risparmi si basa su una corretta asset allocation, su una diversificazione ragionata e su un approccio studiato e razionale.


Insomma, nessuno ha la sfera di cristallo per sapere cosa accadrà domani sui mercati (o altrove). Ma la storia ci insegna che l’investimento azionario, se affrontato con un orizzonte temporale di lungo termine e con una buona diversificazione, è uno strumento potente per costruire ricchezza nel tempo. La chiave non è tanto scovare il cavallo vincente, quanto piuttosto restare fedeli a un piano, evitare decisioni impulsive e affidarsi a un consulente che aiuti a mantenere la rotta anche nei momenti di incertezza. Perché, alla fine, non è il “momento giusto” a fare la differenza, ma il tempo passato nel mercato.


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